Metodo Singapore ovvero come cambia la matematica

metodo Singapore: decine e unità
Metodo Singapore: uso di tappi per apprendere il concetto di unità-decine – centinaia 

Il metodo Singapore è utilizzato soprattutto nei paesi anglosassoni e asiatici, ma negli ultimi anni si è diffuso anche in Francia, Scandinavia e America Latina.

La sua diffusione piuttosto rapida si deve agli eccellenti risultati in matematica raggiunti nei test dagli alunni dei paesi in cui è stato adottato. In Italia è ancora poco conosciuto, anche se ultimamente si comincia a parlarne di più.

Ma vediamo su quali presupposti si fonda il metodo Singapore.

Per molto tempo l’apprendimento della matematica si è realizzato senza che gli alunni capissero effettivamente quello che stavano facendo.

Questo tipo di apprendimento si fonda sulla memorizzazione di “fatti matematici” e sull’applicazione di regole e di procedure, piuttosto che sulla comprensione del significato e dei legami che li uniscono.

Oggi, l’obiettivo dell’insegnamento della matematica deve essere lo sviluppo di un ragionamento adeguato. Si tratta di formare degli alunni che saranno in grado di comunicare e valutare  le strategie adottate, di analizzare la validità dei calcoli, di creare modelli più performanti, di trovare nuove strategie per risolvere problemi sempre più complessi.

Il metodo Singapore risponde a questi obbiettivi.

Invita gli alunni a fare, a parlare e a pensare la matematica. Guida gli studenti verso una comprensione profonda dei numeri e delle operazioni, la soluzione e la creazione di problemi complessi.

Favorisce lo sviluppo di competenze comunicative insegnando agli alunni a usare disegni, azioni, materiali, parole o simboli per condividere le loro riflessioni.

Infine ogni concetto viene presentato e ripresentato in molteplici modi, sotto angolazioni diverse e con gradi successivi di difficoltà e approfondimento.

Il Metodo Singapore inoltre, favorisce la metacognizione e incoraggia gli alunni ad avere un atteggiamento positivo verso la matematica.

Gli alunni sono regolarmente invitati a riflettere sul proprio ragionamento, a raccontare quali strategie hanno adottato per risolvere un problema o un calcolo.

I tre principi fondamentali su cui si  basa Il metodo Singapore sono:

La modellizzazione

Cioè la rappresentazione attraverso uno schema di un concetto o di una situazione matematica che può essere applicato a qualunque situazione-problema con le stesse caratteristiche.

L’approccio “concreto-pittorico-astratto”

Gli alunni apprendono i concetti matematici attraverso la manipolazione di materiale strutturato  e non (fase concreta).

Poi  si passa fase iconica o semi-concreta, cioè alla rappresentazione della situazione attraverso immagini-simbolo. Non si tratta del normale disegnino che illustra la situazione, ma di disegni (quadratini, puntoni ecc.) che indicano le quantità.

L’ultima tappa è la rappresentazione astratta, cioè quella dei simboli matematici (numeri e operazioni).

La verbalizzazione

Gli alunni sono invitati a “raccontare, spiegare, giustificare” il ragionamento che hanno fatto per risolvere un certo problema o calcolo.

La discussione collettiva su come risolvere un problema diventa così il centro di una parte della lezione, dalla quale spesso emerge la possibilità di  molteplici soluzioni.

Ecco un problema che ho svolto in seconda elementare con il metodo Singapore.

Per prima cosa ho proposto una situazione problematica attaccando alla lavagna delle matite colorate.

Poi detto ai bambini di dirmi che cosa vedevano.

Alcuni hanno detto: “Ci sono delle matite attaccate”, “Ci sono 6 matite alla lavagna”, così ho chiesto se tutte le matite avessero lo stesso colore. I bambini hanno risposto indicando i differenti colori.

Poi ho chiesto loro se in quella situazione vedessero dei numeri. Allora qualcuno ha detto “Vedo il due, perché ci sono due matite viola, l’uno perché c’è una matita verde, e il tre perché ci sono tre matite blu” ; una bambina ha poi aggiunto “Io vedo il 6 perché ci sono 6 matite colorate in tutto”.

A questo punto ho domandato loro se osservando quella situazione potevano venire in mente delle domande. Praticamente tutti hanno detto che la domanda che avevano pensato era stata: “Quante matite in tutto sono attaccate alla lavagna?”.

Così ho chiesto se quella situazione potesse diventare un problema matematico, cioè un problema da risolvere con i numeri, quale sarebbe stata la domanda e con quali numeri avrei potuto risolvere il quesito.

Dopo una serie di interventi ho scritto alla lavagna il testo del problema (dettato dai bambini), prima però ho disegnato la situazione proposta.

Poi i bambini hanno formulato la domanda

Dopo siamo passati alla rappresentazione iconica e al modello a barre

metodo singapore medello a barre

e alla rappresentazione astratta con i numeri:

Per ultimo abbiamo scritto la risposta.

Prima di far copiare il tutto dalla lavagna, ho verificato che tutti i bambini avessero capito ciò che avevamo fatto.

Così ho posto domande del tipo: “Perché i quadratini dello schema e i numeri hanno lo stesso colore? Che cosa rappresentano?”, “Perché nello schema ho messo 1 quadratino verde, due viola e tre blu?”, ” Potevo metterne 4 blu e due rossi? Perché” , “Che cosa significa quella barra tutta rossa?”,  “Perché è rossa come il numero 6?”

Queste domande stimolano la riflessione e danno senso a quello che si fa in classe.

Questo è quello che i bambini hanno riportato sul loro quaderno.

metodo Singapore: un problema di seconda risolto

Leggete anche il mio articolo “Problemi  metodo Singapore: addizione”

Se volete avere altri esempi di attività svolte con il metodo Singapore, vi consiglio di visitare il sito http://www.digiscuola.org/matematica/.