Leggende sulla Primavera per la scuola primaria

Le leggende sulla primavera sono tantissime: essa infatti è  la stagione dell’anno che, insieme all’estate, riveste una maggiore importanza nel ciclo naturale degli eventi, nell’agricoltura e nel ciclo riproduttivo degli animali e delle piante.

Inoltre per i suoi fiori, i suoi odori e i suoi colori  è sicuramente una delle stagioni più belle dell’anno, fonte di ispirazione per la fantasia popolare e contadina.

In questo articolo troverete alcune delle più note leggende sulla primavera, adatte un un po’ per tutte le classi.

Potete trovare anche tante belle schede didattiche illustrate: alcune propongono anche esercizi grammaticali o di comprensione del testo.

Leggende sulla primavera

La leggenda della primavera

Era una mattina soleggiata.

La foresta riprendeva vita. Il sole sorgeva imponente su tutto, la neve dello scorso inverno stava scomparendo grazie ai deboli ma tenaci raggi di sole.

Gli animali si svegliavano dal loro letargo. I prati verdi cominciavano a muoversi grazie alla fresche brezza mattutina. Improvvisamente tutti gli animali scattarono a quel suono: lei si era svegliata.

Tutti si diressero al centro della foresta verde, dove si trovava una caverna. Da lì proveniva un dolce profumo di fiori appena sbocciati e una melodia allegra aleggiava nell’aria. Poco dopo presero a crescere fiori di ogni genere e colore. Era davvero bellissimo.

Poi da quel buco nella pietra s’intravide una luce, riscaldava l’animo dei nostri giovani amici, i quali si sentivano di nuovo pieni di energie . Infine si fece vedere.

Aveva un vestito lungo e azzurro fino ai piedi, i capelli lunghi e biondi intrecciati con una corona fatta di fiori, le orecchie a punta s’intravedevano appena tra quei fili d’oro, gli occhi verdi ed un bellissimo sorriso.

Intorno a lei volteggiavano milioni di farfalle dai variopinti colori, e graziosissime api e coccinelle.

Mentre usciva da quella caverna, rimasta a riposo, troppo a lungo, danzava. Perché lei era cosi, un animo puro che ballava felice.

Rabbrividì leggermente al contatto dei suoi piedi con l’umido terreno della foresta.

Gli animali la guardavano tranquilli. Sapevano perfettamente che quella melodia era prodotta dal suo cuore di fata. Loro non la temevano. La fatina era la vita, il risveglio dopo il lungo ed interminabile sonno della natura.

Colei che faceva sbocciare i fiori, risvegliare dal letargo gli animali, lo scorrere di tutto viene ripreso non appena il suo cuore di fata riprende a battere.

Dopo un po’, si gira verso l’orizzonte e guarda oltre la foresta, lontano da quel luogo, finché lo si sente arrivare: al galoppo, più veloce della luce, allora il sorriso della nostra Fata si allarga sempre più.

Un unicorno bianco, dagli occhi blu ed il corno argentato fa la sua comparsa proprio davanti a lei. La fanciulla si avvicina cauta, quella creatura è ancora più fragile di lei. Apre la mano e da lì appare magicamente un semino che ben presto diventa un pomo d’argento.

La fata s’inchina con eleganza degna di una vera principessa, davanti all’unicorno con il pomo d’argento rivolto verso il muso del cavallo.

Lui dapprima lo annusa con sospetto, poi lentamente lo mangia.

A quel punto la ragazza si alza velocemente e lo accarezza con dolcezza, baciandolo sul muso.

Poi si alza in volo leggiadra come una piuma ed atterra sul cavallo, ad amazzone. L’animale non sembra a disagio. Poi con un piccolo colpetto all’unicorno da parte della fanciulla, lui si volta e parte al galoppo, da dove era arrivato.

Mentre sfrecciava via, la melodia della giovane scompariva pian piano, lasciando al suo posto un dolce aroma. E com’era apparsa, si era volatilizzata.

Gli animali che erano rimasti ad osservare la scena sapevano cosa sarebbe successo da li a poco. La fata, avrebbe passato a cavallo svariati territori, risvegliando la natura con il dolce profumo della vita.

Perché lei, è la Primavera.

dal web Poesia e Narrativa

Leggende sulla primavera dedicate ai mesi primaverili

Perché il mese di marzo ha 31 giorni

Si racconta che il mese di marzo una volta era composto da 28 giorni e aprile da 33 giorni.

Finito febbraio iniziò marzo con il suo tempo sempre incerto, un giorno pioveva e faceva freddo, il giorno successivo c’era sole e caldo…

Quando marzo arrivò vide una vecchietta e s’innamorò di lei. Le chiese di sposarla ma la vecchina rispose di no perché “marzu ha statu sempri tintu”, cioè marzo è stato sempre cattivo.

Ci volevano pochi giorni per poter completare il mese e marzo non era ancora riuscito a convincere la vecchietta la quale lo rifiutava in continuazione sempre con la stessa motivazione.

Marzo, parlò con suo fratello Aprile chiedendogli di prestargli tre giorni per fare morire la vecchietta che tanto lo disprezzava.

Il fratello gli prestò i giorni e furono talmente tanto freddi che la vecchia morì rimanendo “‘mpassuluta” (come l’uva passa, stecchita, secca).

Di Alessandra Cancarè (dal web)

La leggenda della Vecchia Pastora

Si narra che, un tempo, marzo avesse solo 28 giorni ma, dato che gli uomini non lo temevano come i suoi fratelli più rigidi e freddi (dicembre, gennaio e febbraio), decise di vendicarsi.

La leggenda racconta che una Vecchia Pastora, che per tutto il mese di marzo era riuscita a proteggere con gran fatica i suoi agnellini dai repentini cambi di tempo e di temperatura del mese, la sera del 28, esclamò: “E ora con la tua fine la pianterai di fare il matto, oh marzo bislacco!”.

Marzo si sentì tremendamente offeso dalle parole dell’anziana pastora  e così, per vendicarsi, chiese in prestito 3 giorni ad Aprile.

In questi tre giorni scatenò gelo, neve e vento che, non solo uccisero tutti gli agnellini della Vecchia Pastora,  ma rovinarono germogli ed erbe.

Inoltre il vento e la pioggia spazzarono via i nidi in costruzione lasciando senza riparo tanti uccellini.

Da quel momento, gli ultimi tre giorni di marzo, ossia 29, 30 e 31, furono chiamati Giorni della Vecchia o Giorni imprestati, nei quali solitamente si ha un ritorno del freddo; anzi di solito sono i tre giorni più freddi della primavera.

Aprile

Nel palazzo di re Anno c’era grande agitazione… Si annunciava l’arrivo della Primavera, una signora un po’ pazzerella: un momento gaia come un raggio di sole, un momento arcigna come una nuvola grigia.

Tutti volevano far  bella figura e i dodici figli dell’anno si davano un gran da fare per offrirle un dono degno della sua importanza.

Il primogenito preparava un diadema con ghiaccioli purissimi: stelle di neve e aghetti di brina; il sesto figlio fondeva nel crogiolo l’oro delle spighe per preparare una collana di rubini papaveri e ametiste di fiordalisi.

Del quarto mese non si sapeva nulla, girellava in giardino con aria misteriosa e nessuno riusciva a cavargli una parola di bocca.

E venne il giorno tanto atteso: la bella signora scese dalla carrozza e mosse i primi passi nel parco della reggia. Allora nelle aiuole, sulle siepi, nei prati come ad un tocco di bacchetta magica sbocciarono l’una dopo l’altra a migliaia le corolle variopinte di tutti i fiori.

La Primavera non finiva di incantarsi e di lodare.

Il quarto mese inchinato dinnanzi a lei offriva il suo dono di colori e di profumi. La Primavera lo volle al suo fianco: “Tu sarai mio paggio – gli disse – e ti chiamerai Aprile, colui che apre i boccioli e le gemme al mio passaggio!”.

Aprile rideva di gioia e aveva negli occhi i lucciconi della commozione.

(di U.Petrini, dal web)

La leggenda del Pesce d’Aprile

La leggenda narra che il 1° aprile, Dio terminò la creazione del mondo. Finita la sua opera lasciò la terra per tornarsene in cielo, lasciando gli uomini da soli.

I primi uomini, comprensibilmente disorientati, non sapevano cosa fare. Alcuni di loro, quelli più furbi e intelligenti, cominciarono a vagare in cerca di cibo e di un riparo per la notte, ostacolati, però, dai più sciocchi del gruppo.

Gli sciocchi dicevano “Questa pianta è troppo brutta! Non può essere buona da mangiare!”, togliendo dalle mani degli uomini intelligenti una bella carota.

“Questo posto è troppo buio!”, dicevano i paurosi, impedendo agli uomini intelligenti di entrare in una grotta calda e ospitale.

A quel punto, secondo la leggenda, i più scaltri e intelligenti, stufi di perdere tanto tempo inutilmente e per poter lavorare meglio, ebbero un’idea: inviare gli sciocchi alla ricerca di una pianta buonissima, ma inesistente, chiamata “Succulenza”, che cresceva nel posto esatto dove tramonta gli sole.

Così gli uomini sciocchi partirono alla ricerca di questa pianta seguendo il cammino del sole senza neppure accorgersi di essere stati presi in giro!

Da quel giorno gli uomini furbi fanno scherzi ai creduloni e agli sciocchi mandandoli in giro a cercare cose che non esistono.

Secondo la tradizione il nome “Pesce d’Aprile” si deve al fatto che il 1° aprile il Sole esce dalla costellazione dei Pesci.

Leggende sulla primavera dedicate ai  fiori

La leggenda del mughetto

L’usignolo,  innamorato della rondinella,  cinguettava  dolci  canti d’amore. La rondinella,  però, a quei canti preferiva la sua libertà e i suoi voli nel cielo azzurro privo di nuvole.

Così, a causa del suo amore non corrisposto, l’usignolo divenne sempre più triste e il suo canto  da felice e innamorato, diventò sempre più cupo, quasi un lamento

Un bel giorno, una  fatina del bosco, commossa da questo triste canto, decise di fare una magia per aiutarlo. Così la rondinella si innamorò dell’usignolo.

Il loro amore però durò poco:la bella stagione stava finendo e la rondinella doveva migrare verso terre più calde.

Promise allora all’usignolo che sarebbe tornata l’anno successivo e, come pegno della sua promessa, gli donò tre piume bianche.

La fatina  trasformò le piume bianche  in candidi fiori a forma di campanella per ricordare il loro amore e la promessa fatta: quando i fiori sarebbero rifioriti, la rondinella sarebbe ritornata dal suo amato.

Ecco spiegato perché i mughetti sono tra i fiori che annunciano l’arrivo della primavera.

La leggenda della primula

Quell’anno l’inverno era stato molto lungo, freddo e nevoso,  e gli animali del bosco soffrivano aspettando la primavera che tardava ad arrivare.

Se ne stavano rinchiusi nelle loro tane, infreddoliti ed affamati, ad aspettare l’arrivo della Primavera con i suoi tiepidi raggi, i  prati fioriti con l’erbetta fresca e le farfalle svolazzanti.

Ogni mattina uscivano per fare qualche timido  passo sulla neve, poi delusi e tremanti per il freddo, rientravano nelle loro tane.
I  cuccioli erano i più agitati: non vedevano l’ora di correre e rotolarsi sui prati, di svolazzare nell’aria tiepida, di annusare il profumo dei fiori.

Ma l’Inverno  non aveva nessuna intenzione di lasciare la Terra. Sembrava sordo alle preghiere degli animali  e persino degli uomini che ormai non avevano più cibo  né legna per scaldarsi.

Il freddo Inverno sembrava irremovibile. Se ne stava seduto sul suo trono di ghiaccio a compiacersi di tutto quel freddo e delle giornate umide e buie.

Dopo un po’ però si stancò di tutti quei lamenti e così decise di andarsene via. Ma siccome era un tipo vendicativo,  aspettò, che la Primavera arrivasse e, col suo soffio gelato, la trasformò in una statua di ghiaccio.

Gli animali, che aspettavano la Primavera con impazienza, non vedendola arrivare, andarono a cercarla.

Quando la videro trasformata in una statua di ghiaccio piansero disperati, poi decisero di cercare un modo per risvegliarla.
Si riunirono quindi sotto la grande quercia e chiesero al saggio gufo che cosa si dovesse fare.

Il gufo restò in silenzio per alcuni minuti, poi sentenziò: “Amici miei, non ho alcun dubbio! L’unico che ci può aiutare è il Sole! Soltanto lui, con i suoi caldi raggi, può sciogliere il cuore di ghiaccio  della Primavera”.

Così gli animali si rivolsero al Sole. Il Sole pensò, poi rispose: “Per risolvere questo problema ci vuole  qualcosa di magico! Dovete cercare un fiore di Primavera tra la neve, se lo troverete, portatelo vicino alla statua e il ghiaccio si scioglierà”.

Tutti gli animali si misero a cercare. Gli uccelli cercavano dall’alto, i leprotti annusavano tutti i cespugli bianchi di neve.

Ad un certo punto, un cerbiatto, vide spuntare un piccolo fiore giallo tra i sassi.”L’ho trovato, l’ho trovato” gridò. Tutti gli animali del bosco corsero felici.

Il fiore fu raccolto e portato accanto alla statua della Primavera. Come d’incanto la Primavera si risvegliò dal suo sonno profondo, si stiracchiò e colse il piccolo fiore.

Poi  sorridendo disse: “Da ora in poi il tuo nome sarà  Primula e sarai il fiore che annuncerà il mio ritorno!”.

 

La leggenda del tulipano (versione persiana)

In un villaggio persiano viveva il giovane, ma povero  Shirin.  Il ragazzo era  innamorato della bella Ferhad, un amore ricambiato ma destinato ad essere spezzato.

Shirin, stanco della sua povertà, un giorno decise di partire  in cerca di fortuna, lasciando la sua amata. I giorni passavano e lui non tornava.

Una sera Ferhad, stanca di aspettare invano, si avventurò nel deserto nella speranza di trovarlo, ma l’unica cosa che trovò furono la stanchezza e la fatica che la fecero cadere su delle pietre aguzze.

Distrutta dal dolore e dalle ferite, Ferhad pensò che sarebbe morta senza rivedere il suo amato. Allora incominciò a piangere e le sue lacrime si mischiarono al sangue delle sue ferite e cadendo goccia dopo goccia sul terreno, si trasformarono in bellissimi fiori rossi: i tulipani.

Da quel giorno  tutte le primavere questi fiori tornano a fiorire in ricordo di questo amore infelice.

Da allora gli uomini innamorati raccolgono un tulipano per darlo in omaggio alle loro compagne come pegno di amore eterno.

Leggenda del tulipano (versione olandese)

Tanto tempo fa  in Olanda viveva un giovane contadino che possedeva un terreno enorme.

Il ragazzo non aveva mai viaggiato, né era uscito fuori dal suo campo. Dedicava tutto il suo tempo a coltivare il suo campo e a controllare che tutto fosse a posto.

Una mattina, mentre passeggiava nei prati,  vide tra i fili d’erba alcuni fiori dai colori vivacissimi: erano i tulipani. Incuriosito si avvicinò e, guardando meglio, si accorse che tra i tulipani svolazzavano  delle bellissime fate.

Quasi per magia, il contadino si innamorò di una di queste. La fata era bella, buona e gentile ma non ricambiò mai il sentimento del ragazzo, perché non conosceva l’amore.

Il desiderio di essere amato dalla fata lo logorò così tanto che morì.

La fata capì di essere stata la causa della sua morte, così ricoprì il terreno del ragazzo con migliaia di tulipani variopinti.

La leggenda della rosa rossa

La leggenda narra che un giorno Venere, dea dell’amore, stava uscendo dall’acqua e che una goccia cadde dalla pelle nuda della dea facendo nascere la prima rosa. Al principio tutte le rose erano bianche.

Venere era follemente innamorata del giovane e bellissimo Adone.

Adone era un abile cacciatore e Venere lo accompagnava nelle battute di caccia. La dea esortava continuamente il giovane ad essere prudente nel cacciare animali pericolosi, ma lui non le dava ascolto.

Un giorno, durante una battuta di caccia, i cani inseguirono le impronte di un cinghiale.  Adone scagliò una lancia e colpì l’animale.

Tuttavia il cinghiale riuscì a liberarsi della lancia, inseguì il cacciatore, lo raggiunse e gli conficcò i denti nell’inguine ferendolo a morte.

Venere sentì le urla di dolore dell’amato ormai morente e accorse verso il luogo dell’incidente. Durante la corsa inciampò in un cespuglio di rose le cui spine punsero dolorosamente il piede della dea.

Le rose bagnandosi col sangue, diventarono subito rosse per la vergogna di aver arrecato dolore alla dea, e da allora rimasero così per sempre, senza mai più tornare al colore naturale.

Leggende sulla primavera : schede didattiche

la leggenda della primavera

La leggenda della primavera

la leggenda della primula

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Perché il mese di marzo ha 31 giorni

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Le leggenda di Aprile

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La leggenda del Pesce d’Aprile

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La leggenda della vecchia pastora

la leggenda del tulipano versione olandese

Leggenda del tulipano olandese

la leggenda del tulipano versione persiana

Leggenda del tulipano persiana

leggende sulla primavera: la leggenda delle rose rosse

Leggenda delle rose rosse

Se oltre alle leggende sulla primavera state cercando delle poesie su questa bellissima stagione vi consiglio di leggere anche  il mio articolo:

Poesie sulla primavera per la scuola primaria

Ci troverete una raccolta di  schede didattiche con tante poesie adatte ad ogni classe della scuola primaria, con esercizi di vario tipo.

Spero che questo articolo dedicato alle leggende sulla  primavera vi sia stato utile. Come al solito aspetto i vostri commenti e i vostri suggerimenti.